

Se cercate una destinazione che sia bella da vedere, buona da bere e perfetta da raccontare, le regioni vinicole francesi sono un’ottima destinazione da valutare.
Dalla Borgogna che vi fa sognare di aprire un bistrò (altro che Chupiteria in spiaggia, sentite noi), allo Champagne dove ogni scusa è buona per brindare, fino al Sud della Francia, dove il rosé incontra il sole e il ritmo si abbassa di colpo… Le regioni vinicole francesi non sono solo geografia: sono un mood, una vibe, uno stile di vita che vi farà venire voglia di mollare tutto e piantare vigne.
Pronti a scoprire dove si nasconde il prossimo sorso perfetto? Allacciate le cinture e preferibilmente con un apribottiglie nelle zaino.
Regioni vinicole francesi: quali vedere e perché
Preparare un viaggio nelle regioni vinicole francesi no, non è solo roba da sommelier e da chi vorrebbe stare sempre con il naso nel calice. Ma è la meta perfetta per chi ama il profumo baguette appena sfornata, le stradine tra i vigneti che sembrano uscite da un film di Wes Anderson, e quell’arte tutta francese di vivere bene – lentamente, ma con gusto.
Ma come scegliere dove andare? Dipende da cosa cercate: bianchi eleganti o rossi strutturati, castelli da sogno o villaggi da fiaba, grandi maison o piccoli produttori indipendenti. Ecco un elenco delle regioni vinicole più belle:
- Alsazia, per chi ama i villaggi da fiaba e i bianchi aromatici come Riesling e Gewürztraminer
- Borgogna, per chi cerca vini di personalità (Pinot Noir e Chardonnay) e paesaggi che sussurrano storie
- Champagne, dove le bollicine non sono solo un vino ma una cultura, tra Reims ed Épernay
- Provenza, regno assoluto del rosé, tra lavanda, aperitivi lenti e luce dorata
- Valle della Loira, dove il vino si mescola a castelli, biciclette e bianchi freschissimi
- Bordeaux, la più iconica: elegante, vasta e piena di blend leggendari
Pronti a capire quale fa per voi? Scopriamole insieme, una per una – e intanto preparate i calici.
Alsazia
Tra le regioni vinicole francesi, l’Alsazia è quella che vi frega per la sua bellezza. Ci arrivate pensando di fare un paio di degustazioni e scattare due foto carine, e ve ne andate con il cellulare pieno, una bottiglia in valigia (che non resisterete ad aprire prima del rientro) e la seria tentazione di tornarci ogni anno.

Ma dove si comincia un viaggio in questa regione? Cosa vi aspetta da vedere? Ecco tantissime cose, ma un punto di partenza ce l’abbiamo: è Colmar, senza dubbi. Questa città è un colpo di fulmine annunciato: canali fioriti, case a graticcio dai colori pastello, balconi pieni di gerani, insegne di legno e un’atmosfera da cartolina che sembra messa lì apposta per farvi rallentare. Ma non è solo bella – è anche un punto strategico perfetto per esplorare tutto il meglio dell’Alsazia del vino. E se non siete esperti oppure non c’è nessuno che condivide questa passione per il bere bene con voi, ci sono i nostri coordinatori e tanti nuovi compagni a portarvi da queste parte in un viaggio di 5 giorni tra Colmar e Strasburgo.
A Colmar per chi ama l’arte, c’è il museo Unterlinden, se capitate nella stagione giusta i mercatini di Natale tra i più belli d’Europa (sì, vale anche se ci andate fuori stagione: lo spirito resta), e decine di enoteche, wine bar e cantine dove potete assaggiare il meglio della regione senza spostarvi troppo. Potete usare Colmar come quartier generale per girare i villaggi alsaziani più famosi – da Riquewihr a Eguisheim, passando per Kaysersberg .
Ma veniamo a noi e al motivo per cui siete atterrati su questo articolo: ma che vini si bevono da queste parti della Francia?
Che vini si bevono in Alsazia?
Sappiamo che siete impazienti di saperlo ed ecco la risposta breve: bianchi, bianchi e ancora bianchi. Ma attenzione: non stiamo parlando di vini semplici o “da aperitivo distratto”. In Alsazia il bianco è una cosa seria, identitaria, e affonda le radici in secoli di cultura e in una terra che sembra fatta apposta per tirare fuori il meglio da ogni grappolo.
Qui si coltivano soprattutto Riesling, Gewürztraminer, Pinot Gris e Muscat d’Alsace, quattro vitigni che trovano in questa regione la loro massima espressione. Il Riesling alsaziano, ad esempio, è secco, diretto, con una freschezza tagliente e una mineralità quasi affilata, che arriva dal suolo di origine vulcanica e calcarea. È il vino perfetto per chi cerca precisione e finezza. Il Gewürztraminer, al contrario, è un piccolo fuoco d’artificio aromatico: intenso, profumato, floreale e speziato, con sentori di litchi, petali di rosa, pepe bianco e zenzero. Un vino che si fa ricordare, che ama gli abbinamenti esotici e che funziona anche da solo, in una sera d’estate.
Il Pinot Gris, invece, è la coccola della famiglia: strutturato, avvolgente, con note morbide di pera matura, miele, fumo e spezie dolci. È quel vino che vi accompagna dal primo sorso all’ultima portata, passando per piatti cremosi, formaggi stagionati e conversazioni lente. E poi c’è il Muscat, aromatico e secco, diverso da quello dolce che magari conoscete: qui è un vino da primavera piena, da orto in fiore, da picnic sotto gli alberi.
A rendere tutto ancora più interessante è il fatto che i vini alsaziani sono spesso monovitigno, cioè prodotti con una sola varietà d’uva. Questo permette di percepirne ogni sfumatura, ogni piccola variazione di annata, di microclima, di mano del produttore.
E sì, anche se la regione è nota per i bianchi, esiste un Pinot Noir alsaziano, fresco e leggero, in crescita costante di qualità. Ma diciamolo: è ancora una nicchia rispetto al resto. In Alsazia, il regno è bianco. E ogni calice vi farà capire che non serve la potenza per essere memorabili: basta saper vibrare al momento giusto.
Borgogna
Se le regioni vinicole francesi fossero una playlist, la Borgogna sarebbe quella traccia lenta e raffinata che all’inizio vi sembra timida… e poi vi entra sottopelle. Non c’è bisogno di effetti speciali quando hai vigneti che esistono da mille anni e un terroir che parla fluentemente di Chardonnay e Pinot Noir. E se avete paura di perdervi qualcosa, ci pensano i nostri viaggi: con un itinerario express potrete scoprire tutto quello che la via dei Grand Crus ha da offrirvi.
Qui non dovete farvi domande su cosa bere. I rossi sono i protagonisti. Sì, parliamo proprio del Pinot Noir – , ma tutti hanno una delicatezza che vi sorprenderà: sono eterei, ma intensi. Il colore è chiaro, quasi trasparente, ma non fatevi ingannare: dentro ci trovate ciliegia, terra bagnata, bosco dopo la pioggia. I bianchi? Non mancano, e sono dei perfetti attori non protagonisti con i loro gusti fatti di burro, fiori bianchi e minerali, soprattutto se vi trovate dalle parti di Meursault o Puligny-Montrachet. Lo Chardonnay in Borgogna si prende tutto il tempo per maturare e vi restituisce un vino che cambia nel bicchiere, minuto dopo minuto. Tipo quella persona interessante che ascolta più di quanto parli.
La geografia qui non è un dettaglio: ogni collina, ogni parcella ha un nome, una storia, un’identità. I vigneti sono divisi come un patchwork, ognuno con caratteristiche diverse. E infatti i francesi usano una parola bellissima: climat. Non è solo clima, è microcosmo. È un modo per dire che in Borgogna, anche a distanza di pochi metri, può nascere un vino completamente diverso. E questo, credeteci, vi fa venire voglia di assaggiare tutto.
E se vi viene voglia di restare un po’ di più in mezzo a quei filari ordinati come spartiti musicali, sappiate che non siete i primi. Qui il tempo sembra dilatarsi. E una cosa è certa: quando andrete via, lo farete con un paio di bottiglie in valigia, (ricordatevi che questa battuta sarà una costante di questo pezzo) e mille nuove sfumature nel palato… e una voglia incredibile di tornarci. In più noi abbiamo preparato una guida perfetta a tutte le cose da vedere in Borgogna che dovete leggere per arrivare preparati.
Champagne
Se dovessimo scegliere una tra le regioni vinicole francesi che ha conquistato il mondo con un suono solo – pop! – sarebbe senza dubbio Champagne. Ma spoiler: dietro ogni bottiglia elegante e ogni brindisi celebrativo, c’è molto di più di quello che immaginate.
La regione si estende a nord-est di Parigi, tra colline pettinate e villaggi ordinati dove tutto parla di vino e tradizione. Il cuore pulsante è Reims, con la sua cattedrale gotica e le storiche crayères – le cantine sotterranee scavate nel gesso dove milioni di bottiglie riposano in silenzio, al buio, per anni. Poco più a sud c’è Épernay, più piccola ma altrettanto affascinante, con la sua Avenue de Champagne che nasconde sotto ai piedi chilometri di gallerie vinicole. Camminate sopra uno dei patrimoni enologici più preziosi del mondo, anche se intorno a voi sembra solo una cittadina tranquilla.

E proprio tra queste due città si sviluppa uno degli itinerari WeRoad più frizzanti: Francia Express: la via dello Champagne da Parigi a Reims. Un viaggio che vi porta a esplorare il lato autentico della regione: quello delle maison iconiche, sì, ma anche dei piccoli produttori artigianali che aprono le porte delle loro cantine per raccontarvi storie, territori e metodi di lavorazione che profumano di passione (e lieviti nobili).
Ma intanto torniamo a noi e scopriamo cosa si beve in questa regione.
Cosa bere in una gita a Champagne?
Lo sappiamo, parlare di regione dello Champagne fa subito pensare a lusso, cene eleganti, brindisi dorati e bottiglie con etichette da museo. Ma la verità è che lo Champagne – quello vero, quello che si beve in zona, tra vigne e crayères – è molto più terra che palcoscenico. Letteralmente. Perché tutto parte da lì: dal suolo.
Le viti crescono su un terreno gessoso unico al mondo, capace di riflettere la luce e trattenere l’umidità. Questo significa una cosa precisa: uve più fresche, più equilibrate, più vibranti. Ed è proprio quella mineralità tesa e tagliente che sentite al primo sorso a renderlo inconfondibile. Ma non è solo il terreno. È anche il clima (fresco, quasi difficile per la vite), e il lavoro meticoloso che porta ogni bottiglia a fermentare due volte, la seconda direttamente in bottiglia. Si chiama méthode champenoise, ma più che un metodo è un’arte: una lunga attesa, il dégorgement, il dosaggio, e quella cura maniacale che si vede solo nel risultato finale.
Ma è tutto roba da grandi maison? Assolutamente no. Perché accanto ai nomi altisonanti (che meritano una visita, certo), ci sono centinaia di vigneron indépendants, piccoli produttori che fanno tutto in casa: coltivano, vinificano, imbottigliano. Se trovate sull’etichetta la sigla “RM” – Récoltant-Manipulant – sappiate che state bevendo un vino sincero, spesso fuori dagli schemi, con carattere da vendere e radici ben piantate nella terra (e nella storia) di famiglia.
Bere Champagne, da queste parti, non è un gesto da copertina. È una cosa vera. E mentre il mondo lo associa al Capodanno o alle occasioni speciali, qui lo Champagne si beve ogni giorno, con naturalezza e consapevolezza. Perché è buono, certo. Ma anche perché racconta questa terra meglio di qualsiasi guida turistica.
Provenza
Se vi dicessimo che esiste una tra le regioni vinicole francesi in cui il vino si abbina perfettamente al tramonto, all’aria calda che sa di erbe aromatiche e a una playlist chill che parte da sola… ci credereste? E invece c’è: è la Provenza, dove il rosé scorre più fluido del tempo e ogni villaggio sembra progettato per finire su una cartolina.
Qui il rosé non è il parente leggero del rosso o il compromesso dell’aperitivo estivo. È una cosa seria. Un’identità. Un orgoglio locale. Secco, elegante, profumato: niente zuccherini o robe da spiaggia. Si parla di blend raffinati di Grenache, Cinsault, Syrah… uve che crescono accarezzate dal mistral e baciate dal sole del sud.

Un ottimo punto di partenza per scoprire questa regione è Aix-en-Provence, che ha lo charme di una città d’arte e il cuore di un borgo di campagna. Ma se volete sentirvi davvero immersi nel vino (e nei colori), puntate verso le zone del Côtes de Provence, dove le strade si infilano tra vigneti, lavanda e olivi, e ogni cantina ha un suo modo di accogliervi: qualcuno con una degustazione guidata, qualcun altro con due sgabelli all’ombra e una bottiglia da dividere.
E oltre al vino qui vi innamorerete dell’aria. Non nel senso romantico: proprio l’aria, quella vera. Secca, profumata, piena di sentori di rosmarino e timo selvatico. In Provenza vi ritrovate a respirare a fondo senza nemmeno pensarci. E poi c’è la luce – una roba che ha fatto impazzire pittori come Cézanne e Van Gogh – che cambia tutto: i paesaggi, i colori, perfino il modo in cui il vino brilla nel bicchiere.
Quali vini bere in Provenza?
In Provenza come dicevamo il rosé è parte del paesaggio, del ritmo della giornata, dello stile di vita. È fresco, secco, elegante, e viene servito con la stessa naturalezza con cui vi portano un bicchiere d’acqua. È il vino che accompagna i tramonti lenti, i pranzi all’ombra dei platani, le risate leggere nei mercatini del sabato mattina.
Ma che rosé è, esattamente? Si tratta di vini chiari, luminosi, fatti con uve come Grenache, Cinsault, Syrah e Mourvèdre. Hanno profumi delicati di frutti rossi, fiori d’arancio, melone e spezie leggere. In bocca sono scattanti, minerali, secchi fino all’osso. Perfetti con la cucina mediterranea, il pesce alla griglia, le insalate fresche… o anche da soli, quando tutto quello che vi serve è un momento di pace e qualcosa di buono nel bicchiere.
E poi anche se il rosé è la star indiscussa, la Provenza produce anche bianchi sorprendenti (da Vermentino, che qui si chiama Rolle, ma anche Clairette, Ugni Blanc e Sauvignon) che si distinguono per freschezza, aromaticità e una nota salina che arriva dritta dal mare. Sono vini estivi, leggeri ma non banali, perfetti per chi vuole uscire dai soliti nomi.
E poi ci sono i rossi. Meno famosi, ma intensi e speziati, soprattutto nella zona di Bandol, dove il Mourvèdre domina con carattere: tannini decisi, profumi di macchia mediterranea, ciliegia scura, liquirizia, cuoio. Non esattamente da sorseggiare in spiaggia, ma perfetti con un piatto robusto o una cena al tramonto in un vecchio mas ristrutturato.
Valle della Loira
Se c’è una tra le zone di vini in Francia che riesce a farvi sentire dentro una fiaba – ma con un calice in mano – è la Valle della Loira. Qui il vino si beve tra un castello e l’altro, su stradine perfette per essere percorse in bici, e con quella sensazione costante che qualcosa di bello stia per succedere.
E vi starete subito chiedendo: che vino si beve nella Loira? Dipende da dove siete. La Loira è lunga, e cambia volto (e gusto) chilometro dopo chilometro. Ma se amate i bianchi freschi e minerali, siete nel posto giusto. Il re della zona è il Sauvignon Blanc, quello vero, croccante, con profumi di erba tagliata e pompelmo che vi svegliano il palato al primo sorso. Provate un Sancerre o un Pouilly-Fumé e capirete perché da queste parti il bianco non è mai banale.

Ma si bevono solo bianchi nella Loira? No, anzi. Questa regione sembra un laboratorio naturale. Ci trovate anche ottimi Chenin Blanc, che possono essere secchi, morbidi o dolcemente aromatici, ma anche rossi leggeri come quelli a base di Cabernet Franc. E se vi piacciono le bollicine… sorpresa: qui nascono anche Crémant di livello, perfetti per chi ama lo Champagne ma senza l’effetto red carpet.
Vale la pena visitare questa regione anche per i paesaggi. Anzi, è proprio questo che rende unica la Loira rispetto ad altre regioni vinicole francesi. Perché il vino è buono, certo, ma è il contesto a renderlo indimenticabile. Stiamo parlando di castelli da sogno come Chambord e Chenonceau, villaggi sospesi nel tempo e distese di vigne che si fondono con il fiume e con la storia. È il regno del picnic perfetto: un calice di Vouvray, un po’ di formaggio locale e la vista su una tenuta rinascimentale.
Noi vi consigliamo di andare in primavera ed estate: sono il top per i colori e i picnic, ma anche l’autunno ha un’atmosfera incantevole. In più, le cantine qui sono super accoglienti e spesso organizzano tour guidati in versione slow, con storie di famiglia, degustazioni a lume di candela e qualche chicca da portare a casa.
Bordeaux
Se c’è una tra le regioni vinicole francesi che tutti nominano anche senza sapere bene cosa ci sia dietro, è Bordeaux. Sì, il nome fa effetto già da solo. Evoca bottiglie prestigiose, cene importanti, etichette scritte in corsivo dorato. Ma spoiler: Bordeaux è molto di più. È una terra viva, dinamica, con una cultura del vino che si respira ovunque – anche quando non siete in cantina.

Ovviamente prima di degustare, partite con una visita della città di Bordeaux, ovvio. È elegante, giovane, piena di caffè con tavolini in ferro battuto e ciclisti in camicia di lino. Ma soprattutto, è il punto di partenza perfetto per esplorare le mille anime della regione. Appena esci dal centro, ti ritrovi in mezzo a vigneti storici, château da film e strade che sembrano disegnate apposta per essere percorse senza fretta.
E i vini? Solo rossi importanti? No way. Bordeaux è famosa per i suoi rossi – questo è vero – ma dentro quella parola c’è un mondo. Si parla di blend, soprattutto Cabernet Sauvignon e Merlot, ma ogni zona ha il suo stile. Il Médoc, ad esempio, è più strutturato e potente. Il Saint-Émilion è più morbido, più romantico se vogliamo. Poi c’è il Pomerol, che vi abbraccia con tannini setosi, e infine le zone bianchiste come Graves o l’incantevole Sauternes, dove nasce uno dei vini dolci più raffinati del pianeta.
E non vi preoccupate se non capite nulla di vino. Certo, troverete etichette da collezione e cantine monumentali per veri esperti, con architetture da museo, ma troverete anche piccoli produttori che vi accolgono con semplicità e passione, pronti a farvi assaggiare il loro lavoro come se foste amici di famiglia.
Qual è il momento migliore per andarci? Tra maggio e ottobre, senza dubbio. I vigneti sono nel pieno del loro splendore, il clima è perfetto e ci sono un sacco di eventi legati al vino, mercatini, giornate open winery. Ma anche in bassa stagione, Bordeaux ha un fascino speciale: luci soffuse, vino rosso che scalda, atmosfera da coccola.
In viaggio con WeRoad tra degustazioni di vino
Ora che avete fatto questo tour virtuale tra regioni vinicole francesi piene di castelli, vigne, città da sogno e calici che raccontano storie, una cosa è chiara: vederle da vicino è tutta un’altra storia.
Perché leggere di un Pinot Noir elegante è una cosa. Berlo seduti all’ombra di un castello nel Médoc, dopo aver parlato con chi lo produce da generazioni, è un’altra. Perché passeggiare per Colmar in una mattina d’autunno, con il profumo del mosto nell’aria, ha un sapore che non vi dimenticherete. E perché ci sono certi brindisi che semplicemente non si possono fare su Zoom. E allora perché non partire davvero
Con WeRoad potete farlo in modo semplice, organizzato ma mai noioso, e soprattutto in compagnia di altri viaggiatori come voi. Ma soprattutto vi accompagniamo in tante mete in giro per il modo dove potete scoprire gusti diversi, bottiglie e uve completamente fuori dal nostro ideale europeo (ma pazzesche).
Ogni itinerario enogastronomico di WeRoad è pensato per farvi vivere le esperienze vere, quelle che non si trovano su TripAdvisor ma che vi rimangono dentro. Perciò mentre pensate che il mondo giri solo attorno alla battaglia Champagne o Prosecco, preparatevi a scoprire tutti i viaggi di WeRoad tra vini, paesaggi e nuove storie da raccontare.