“Mi manca il visto per l’Iran e quello per la Mongolia perché fortuna vuole che proprio questa settimana sia la Festa Nazionale della Mongolia e tutte le ambasciate siano chiuse… ti immagini? Il Mongol Rally senza Mongolia!”
Edoardo ha 32 anni, vive e lavora come consulente a Dubai e oggi, insieme al suo collega e amico libanese Bernard, parte per il Mongol Rally al volante di una Lada verde del ‘75.
Davanti a loro ci sono oltre 10mila chilometri che da Praga li condurranno fino a Ulan Ude, in Russia. 10mila chilometri di montagne, deserti, steppe, culture millenarie, antiche rovine. 10mila chilometri di avventura pura.
Il Mongol Rally: cos’è e come funziona
Che cos’è il Mongol Rally? Sul sito ufficiale viene umilmente definita come “la più grande avventura a motore del pianeta” ed effettivamente, pensandoci un attimo, percorrere tutti quei chilometri a bordo di un’auto che non può superare i 1000cc non può che portare grandi, inaspettate avventure. Di fatto è un rally non competitivo a scopo di beneficenza che non prevede un premio per i primi arrivati (se non la gloria!) né assistenza durante il viaggio.
Le regole del Mongol Rally
Le regole per partecipare sono molto semplici: il mezzo di trasporto deve essere più scassato possibile, inferiore ai 1000 di cilindrata per le auto e ai 125cc per le moto e bisogna versare una quota di beneficenza di 1000 pound – 500 a Cool Earth, l’ente di beneficenza ufficiale del Mongol Rally, e 500 a un ente a scelta dei partecipanti. Altri requisiti fondamentali: assicurarsi di poter rispedire a casa l’auto una volta terminato il rally – un tempo le macchine venivano lasciate in Mongolia ma il regolamento adesso è cambiato per non creare un cimitero di macchine nelle steppe mongole – e avere la consapevolezza che quella che si sta per intraprendere è molto probabilmente l’avventura della vita.
La prima edizione del Mongol Rally si tenne nel 2004 e vi parteciparono un totale di 6 squadre, 4 delle quali portarono a termine il rally. Oggi le squadre in partenza sono più di 400, tra le quali anche quella composta da Edoardo e Bernard. “Da quando ho 16 anni voglio fare il rally ma non ce l’ho mai fatta perché ci vogliono due mesi pieni in estate… figurati, quando ce li hai! Lo scorso dicembre invece dei miei amici italiani mi hanno detto che avrebbero partecipato a questa edizione con una Fiat 128. Aggiungi che il mio lavoro quest’anno mi concede un mese pieno in estate… mi sono detto che era l’occasione giusta”
Scegliere il compagno di viaggio
“Ho chiesto a Bernard se volesse venire, lui ha risposto di sì. Non aveva idea di cosa fosse il Mongol Rally”
Mancava solo la scelta cruciale del compagno di viaggio perfetto: ovunque si cerchino informazioni online sul Mongol Rally, il primo consiglio è quello di selezionare con cura i compagni di squadra perché saranno le persone con cui si condivideranno tutti i giorni della corsa, 24 ore su 24 sempre insieme. Edoardo ovviamente non ha letto nessuno di questi consigli e ha subito chiesto a Bernard, collega e amico libanese. “Gli ho chiesto se volesse venire, lui ha risposto di sì. Non aveva idea di cosa fosse il Mongol Rally.”
Da quando hanno deciso di partecipare in realtà Edoardo e Bernard non si sono più visti – Edo ci dice che Bernard è completamente sparito ma non sembra troppo preoccupato della cosa. “Lui è un tipo stranissimo, il weekend prima di partire andrà al Tomorrowland. Non ha una casa, ogni weekend vive in un posto diverso… però è un grande!”. La fortuna anche in questo caso è dalla parte di Edoardo visto che ha mantenuto i contatti con gli amici italiani che lo hanno ispirato a partire e con loro ha intenzione di fare squadra e condividere viaggio e itinerario.
Scegliere la macchina: Vlada, the angry Lada
Ma prima dell’itinerario, la parte fondamentale del Mongol Rally: la scelta della macchina. Edoardo vive a Dubai e lavora in Arabia Saudita gran parte della settimana e questo ha reso molto difficile ritagliare del tempo per scegliere l’auto perfetta. Per risolvere il problema Edo ha pensato bene di acquistare la macchina direttamente al punto di partenza del rally, a Praga. “Proprio quando mi è venuto l’idea di comprare la macchina a Praga, una persona del mio team di lavoro era proprio lì, e la persona in questione è anche appassionata di motori… Gli ho delegato tutti gli “sbatti”: mi ha comprato la macchina, una Lada verde del ‘75, e me l’ha fatta sistemare dal meccanico di fiducia.”
Perché una Lada?
Una scelta non casuale: la Lada è una macchina russa, solida e robusta, figlia della Fiat. Negli anni del dopoguerra l’Unione Sovietica chiese infatti la tecnologia proprio all’Italia per poter progettare e creare la Lada: Edo e Bernard viaggeranno in un’auto praticamente identica alla Fiat 128 con cui si sposteranno gli amici italiani. I pezzi di ricambio, in caso di malfunzionamenti, sono facilmente reperibili nelle zone previste dall’itinerario di viaggio: un altro punto a favore della Lada. Che in realtà si chiama Vlada – perché un’auto di personalità ha bisogno di un nome altrettanto di personalità.
Un po’ di personalità a Vlada ha voluto regalarla anche WeRoad: non poteva esserci avventura più simile al nostro concetto di viaggio – creare connessioni tra persone, storie e culture. Chi partecipa al Mongol Rally di solito ha due opzioni: pagare tutto di tasca propria oppure cercare qualcuno che sostenga la causa – quest’ultima la scelta di Edoardo, che tramite amici in comune è arrivato fino a WeRoad. Sentendo il progetto di viaggio la scelta era ovvia: WeRoad non poteva tirarsi indietro, dovevamo accompagnare Vlada e i suoi passeggeri in questa avventura per le strade del mondo.
Scegliere l’itinerario: nord o sud?
“Sapere dove si sta andando è noioso. Il Mongol Rally segue l’etica “unroute”, vai dove vuoi tu. L’avventura accade quando ti perdi.”
Vlada macinerà chilometri attraverso ben 14 Paesi. Non c’è una strada consigliata quando si parla del Mongol Rally, ci sono solo un punto di partenza e un punto di arrivo perché, come si legge sul sito ufficiale, “sapere dove si sta andando è noioso. Il Mongol Rally segue l’etica ”unroute”; vai dove vuoi tu. L’avventura accade quando ti perdi.” Edoardo ci ha spiegato che di solito la grande scelta da fare è tra due strade: si può passare a Nord, percorrendo tutta la Russia nella sua interezza, oppure si prende la strada a Sud che attraversa l’est Europa, la Turchia, l’Iran, tutti i Paesi che terminano con lo “-stan” (Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Kazakistan) fino ad arrivare in Mongolia e infine in Russia.
“La cosa bella della strada Sud è che vedi un sacco di Paesi e di culture. Noi abbiamo fissato dei punti per ottimizzare la strada, ci fermeremo presso grandi siti archeologici, la Porta dell’Inferno dove campeggeremo… Siamo aperti a cambiare rotta ovviamente, ma avere una strada prestabilita è importante perché se sbagli una tappa possono essere anche 3000 km in più!” Alcuni sono Paesi poco turistici ma anche su questo argomento Edo rimane entusiasta: “certo, quando ho dovuto scegliere se andare in Afghanistan ho preferito lasciar perdere. Però ad esempio l’Iran è un posto tranquillissimo.. Il rischio più grande che possiamo correre è che la macchina ci abbandoni in una prateria in Mongolia e il centro abitato più vicino è a 200 km… allora lì siamo fottuti.”
Un’avventura tra persone, storie e culture
Un viaggio attraverso Paesi e culture che diventa anche una specie di esperimento sociale. L’idea di Edo è quella di conoscere le persone del posto, immortalare i loro volti con una foto e fare a tutti le stesse domande, tra le quali forse la più importante è “cos’è per te la felicità?”
“La mia tesi è che queste domande avranno risposte più o meno simili anche se la cultura è diversa” ci spiega Edo. Un po’ a dimostrazione del fatto che siamo tutti sulla stessa (enorme) barca, non importa in quale parte del mondo viviamo. Le foto saranno pubblicate nel profilo Instagram ufficiale di Edoardo e Bernard, chiamato Vlada the angry Lada in onore della loro Lada. Contemporaneamente pensano di raccontare il loro viaggio e le loro avventure attraverso le stories – sembra banale dirlo ma probabilmente ne vedranno davvero delle belle.
L’avventura di una vita
Non è il primo viaggio di questa portata che Edoardo affronta – “io come filosofia di viaggio ho quella di restare in un posto almeno un mese, il più bel viaggio che ho fatto è stato tra Vietnam, Laos e Cambogia dove io e un mio amico abbiamo praticamente fatto i barboni, risparmiando il più possibile” ci racconta.
“Come tornerò? Per il momento vado step by step. Sarà difficile tornare, anche se quanto difficile non lo so ancora dire…”
Questa avventura però si prospetta diversa, forse perché tanto sognata e desiderata, forse perché al rientro da un viaggio così non si è più gli stessi. Alla domanda “come ti aspetti di tornare” Edo non ha saputo rispondere ma ci ha detto che “quando torni da un viaggio così è difficilissimo tornare alla vita normale. Io faccio un lavoro che è completamente l’opposto rispetto a questo viaggio, sono sempre in volo, faccio meeting tutto il giorno… Come tornerò? Per il momento vado step by step. Sarà difficile tornare, anche se quanto difficile non lo so ancora dire…”
La certezza è che oggi si parte da Praga. Domani… chi lo sa. Non è forse questo il lato più bello di ogni vera, grande avventura?