Cosa si mangia in Islanda, tra squali fermentati e testicoli di montone

Cosa si mangia in Islanda, tra squali fermentati e testicoli di montone

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01 Febbraio

Che credevo nel karma e sognavo di andare in Islandaaaaaa cantano i Pinguini Tattici Nucleari e chissà se pure loro si sono domandati: che cosa si mangia in Islanda?!

Eh sì, perchè di questo fantastico paese si sa ormai tutto di ghiacciai, vulcani e cascate, dell’aurora boreale che ti toglie il fiato, ma pochi sanno quali siano i piatti tipici islandesi.

Con il freddo glaciale presente buona parte dell’anno, così a naso immaginati dei cibi islandesi non proprio leggeri e a base di frutta e verdura. C’è bisogno di carboidrati e proteine per resistere alle basse temperature!

Se continui a leggere scoprirai che anche in Islanda è possibile fare un viaggio enogastronomico, grazie ai suoi piatti a dir poco “particolari” fino a delle vere e proprie eccellenze culinarie.

Sapori forti, piatti gustosi, con un mix di tradizione e innovazione che sono certo ti convincerà. Direi di non perdere altro tempo e dunque: sei pronto a conoscere cosa si mangia in Islanda? L’acquolina in bocca è assicurata!

Marmellata di rabarbaro

Inizio questa sorta di lista della spesa di cose che si mangiano in Islanda dal dessert, ma mica da uno qualunque… La torta con la marmellata di rabarbaro è uno dei simboli della cultura culinaria islandese.

Il rabarbaro è una pianta proveniente dalla Cina, il cui utilizzo è particolarmente diffuso nei Paesi del Nord Europa. Tradizione vuole che in Islanda sia diffusa una ricetta specifica per la torta con la marmellata di rabarbaro, che possiamo definire una sorta di crostata.

In islandese la torta ha un nome impronunciabile, Hjónabandssæla, mentre in inglese viene tradotto come Happy Marriage Cake, perché sì: è pure la torta tradizionale dei matrimoni islandesi!

Il motivo è presto detto ed è pure molto profondo. La crostata è caratterizzata da pochissimi ingredienti: farina, burro, zucchero, uovo e la marmellata di rabarbaro, ma assemblarli insieme risulta molto complesso, proprio come far stare in piedi un matrimonio.

Un tempo, inoltre, saper preparare la torta con la marmellata di rabarbaro indicava che la moglie era brava in cucina e dunque la sposa giusta. Fortunatamente i secoli sono passati, ora in cucina ci stanno tutt* e la Hjónabandssæla è il dolce preferito e più mangiato dagli Islandesi!

Ma che gusto ha la marmellata di rabarbaro? Piuttosto acidulo e non proprio il classico sapore dolce che ci si aspetta da un dessert. Non a caso è perfetta pure come abbinamento con la carne, soprattutto i bolliti.

I vasetti di marmellata di rabarbaro si possono trovare ovunque e sono un goloso souvenir da portare a casa!

Marmellata di rabarbaro presente sugli scaffali!

Kaviar

Cambiamo totalmente tipologia di piatto e passiamo a un’altra cosa che si mangia in Islanda e non può mancare sulle loro tavole: il kaviar!

Se non associ subito il termine kaviar = caviale e provi a googlare il termine ti viene un colpo perchè la confezione pare quella di un dentifricio.

Invece all’interno di questo tubetto si trova del caviale che solitamente si spalma su una fetta di pane, dal sapore davvero intenso.

Non c’è molto da dire su questo piatto a base di pane e kaviar, una sorta di antipasto o di merenda salata.

Il caviale si ottiene attraverso la lavorazione e salatura di uova di storione. Viene visto come un cibo pregiato, ma in Islanda si mangia molto più di frequente rispetto altre parti del mondo e ce ne sono di diverse tipologie.

Il kaviar del tubetto è il più comune, ma si trovano pure a barattoli che costano migliaia di dollari.

Se ti trovi in Islanda, la combo pane e kaviar spalmato è da provare!

Voto all’impiattamento?

Squalo fermentato

Dopo un po’ che parliamo di cosa si mangia in Islanda, è giunto il tempo di passare a qualche specialità più strong.

La cucina islandese è celebre per i suoi gusti forti e assaggiare qualche piatto può essere visto davvero come un’esperienza estrema!

Per esempio provare l’hákarl è senza dubbio una cosa che non si fa tutti i giorni, e oserei dire pure per fortuna!

Quando si parla di hákarl infatti si intende carne di squalo fermentato, considerata una delle pietanze della tradizione, anche se decisamente non per tutti gli stomaci.

La carne viene prima sotterrata e poi, in un secondo momento, messa a essiccare in balia dei venti artici per circa 5 mesi.

La carne di squalo fermentato viene servita solitamente a cubetti o da spalmare sul pane, essendo diventata ormai semisolida.

Lo hákarl ha un gusto che può ricordare vagamente i formaggi stagionati e un odore di ammoniaca, sostanza contenuta in grandi quantità nelle carni degli squali.

Mi sento in dovere di specificare che l’Islandese medio non ha lo squalo nella sua dieta tipica, ma anzi ormai è un cibo che affascina più i turisti.

squalo fermentato

Testicoli di montone

Nel caso in cui lo squalo fermentato non fosse abbastanza, tra le cose che si possono mangiare in Islanda ci sono anche i testicoli di montone.

Sì sì, ho proprio scritto testicoli di montone, non c’è il correttore automatico impallato!

Prima di tutto volevo sottolineare la differenza tra agnello, pecora e montone, che non è così scontato sapere.

L’agnello è il cucciolo di pecora, mentre il maschio di pecora prende il nome di montone o ariete (anche se quello ci basta come segno zodiacale!)

Leggenda vuole che nel nord dell’Islanda ci siano più pecore che abitanti, che spesso pascolano libere dove vogliono.

Le carni di questo tipo sono dunque molto comuni e visto che non si butta più niente ci potrà capitare di vedere impiattati pure i testicoli di montone.

Una versione 2.0 delle frattaglie, extralarge e solo per chi non si impressiona!

Se ti stai chiedendo da chi diavolo è nata l’idea di mangiarsi i testicoli di montone, ti voglio solo dire che dobbiamo risalire ai Vichinghi!

I Vichinghi consideravano i testicoli del montone, un simbolo di forza, il simbolo della genesi degli agnelli, e quindi una squisitezza!

Una delle ricette di questo cibo islandese prevede di inzuppare la carne nel latte e poi pressarla fino ad arrivare a una più innocente forma rettangolare.

Non è che gli Islandesi mangiano i ciglioni del montone a pranzo e cena: sono più un piatto della tradizione popolare, che si mangia ad esempio durante la festa di metà inverno del Thorrablot.

Pecore o montoni?

Merluzzo essiccato

Chiusa la parentesi piatti hardcore, passiamo a una cosa che si mangia in Islanda decisamente più normale: il merluzzo essiccato.

Il merluzzo essiccato viene presentato sotto forma di strisce rettangolari, che si devono conservare per forza in un contenitore ben chiuso… l’odore non è proprio quello del bucato appena lavato!

Puoi pensare a queste strisce di merluzzo essiccato come a uno snack proteico, anzi iper proteico, ideale per resistere alle temperature spesso proibitive del Paese.

C’è chi mangia la barretta di cioccolato, chi la striscia di merluzzo essiccato e chi siamo noi per giudicare!

Non solo da sole: le strisce di merluzzo essiccato possono essere accompagnate anche da pane e burro.

Se ti capiterà di provare questo cibo islandese, ti rimarrà impressa la fatica che farai per mangiarlo! Le fibre rendono queste strisce di merluzzo essiccato decisamente gommose… attenzione alle mandibole!

Al di là dello snack, il pesce essiccato o harðfiskur è comunque una delle tradizioni alimentari islandesi più antiche, risalente anch’esso ai tempi dei Vichinghi.

L’essiccazione era una tecnica sviluppata e perfezionata dal popolo islandese per conservare il pesce nel miglior modo possibile, merluzzo compreso.

Merluzzi essiccati stesi al vento

Zuppa di agnello

Per rispondere alla domanda cosa si mangia in Islanda, non posso non citare anche la kjötsúpa.

La kjötsúpa è una zuppa tipica a base di carne di agnello, accompagnata da diverse verdure come patate, cavolo e carote.

Cibo islandese che si può trovare un po’ ovunque, la zuppa di agnello è quello che si dice un piatto che riscalda e rigenera, nutriente e saporito. Possiamo dire che è il classico piatto che ci farebbero le nostre nonne per rimetterci in sesto!

Preparare la kjötsúpa è, per tante famiglie, una vera e propria tradizione ed esistono centinaia di varianti della stessa ricetta. C’è chi ci aggiunge il riso, chi ci mette l’avena, l’orzo oppure un mix tutto suo di verdure.

In tutti i casi l’ingrediente principale resta la carne di agnello, rigorosamente allevato in Islanda, che è tra le più apprezzate del mondo.

Provare per credere!

Brennivin

Dopo aver visto cosa si mangia in Islanda, ho giusto il tempo di parlarti pure di cosa si beve!

Eh sì, perché dopo questi piatti che sono tutto tranne che leggeri, ci sta un bel biccherino per favorire la digestione. Io ti consiglierei di gustare del brennivin, acquavite che deriva dalla distillazione di cereali o patate e che viene poi aromatizzata con il cumino.

La tecnica di far macerare le erbe in alcool è una tradizione di tutti i popoli nordici e gli Islandesi non fanno eccezione.

Il brennivin ha un gusto tipicamente amaro e una gradazione di 38-40°… bevine il giusto mi raccomando!

Corri ad assaggiare cosa si mangia in Islanda con WeRoad!

Se sei arrivat* a leggere fino a qui, non hai più bisogno di capire cosa si mangia in Islanda.

Forse la domanda ora è un’altra: quando si parte?!

WeRoad ti accompagna in Islanda e ti propone non due, non tre, ma ben quattro tour diversi!

L’Islanda weekend è una full immersion di tre giorni a caccia dell’aurora boreale, che ha pure la versione extended di otto giorni con moltissime escursioni in mezzo alla Natura più pura.

Il tour Islanda Express ti porta alla scoperta del Circolo d’Oro, con la cascata Gullfoss, il Geysir e il Parco Nazionale di Thingvellir, in cui capirai davvero perché si chiama terra del ghiaccio e del fuoco.

Infine, non poteva mancare il tour completo dell’Islanda, alla scoperta di innumerevoli meraviglie naturali, tra fiordi e canyon, spiagge vulcaniche e ghiacciai perenni.

Che te lo dico a fare, durante tutti questi viaggi potrai assaggiare i cibi islandesi che preferisci… sempre che il tuo stomaco sia d’accordo!

Roberto Marana
Scritto da Roberto Marana